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Come Conservare Cappotti di Lana

Il cappotto di lana custodisce migliaia di scaglie cheratiniche sovrapposte che, come tegole microscopiche, proteggono la fibra e le conferiscono elasticità. Queste scaglie però catturano facilmente polvere, sebo e inquinanti atmosferici che, col tempo, ne appesantiscono la trama e attirano insetti cheratinofagi. Prima di riporre un capo tanto complesso occorre dunque proteggere non solo il colore e la forma, ma anche la struttura proteica interna, altrimenti la giacca tornerà dall’armadio con pieghe indelebili, odore stantio o – peggio – minuscoli fori di tarma.

Indice

  • 1 Pulizia preliminare: il momento in cui si eliminano macchie e odori
  • 2 Asciugatura corretta: evitare cedimenti e deformazioni
  • 3 Sostegno adatto e protezione meccanica
  • 4 Controllo di umidità e temperatura nel guardaroba
  • 5 Difesa dagli insetti tessili: dall’aroma di cedro agli oli essenziali
  • 6 Custodia traspirante e ventilazione periodica

Pulizia preliminare: il momento in cui si eliminano macchie e odori

Un cappotto di lana non si affida a lavaggi frequenti perché l’acqua e gli sfregamenti rischiano di infeltrirlo. Meglio prevedere una spazzolatura energica con setole naturali che sollevino il pulviscolo tra le fibre, seguita da un passaggio con panno leggermente inumidito di soluzione idroalcolica profumata agli agrumi, in grado di dissolvere le tracce di inquinamento urbano senza impregnare il tessuto. Se la stagione lo consente, un’ora all’aria aperta, lontano da luce diretta, ridona freschezza dissipando l’umidità che condensa dopo settimane in guardaroba. Macchie localizzate di pioggia sporca o di cosmetico vanno tamponate con panno bianco e detergente specifico per lana, evitando di strofinare a cerchio, gesto che solleverebbe il pelo e creerebbe aloni impossibili da pareggiare.

Asciugatura corretta: evitare cedimenti e deformazioni

Prima di archiviarlo, un cappotto deve trovarsi in equilibrio igrometrico con l’ambiente domestico. Appenderlo per una notte su un manichino o su spalle imbottite, lasciando circolare aria fra fodera e panno, previene la formazione di micropieghe e drappeggi indesiderati. Se il capo ha subito leggere infiltrazioni di umidità, basta sospenderlo in bagno subito dopo la doccia mattutina: il vapore, paradossalmente, rilassa le fibre e favorisce un’asciugatura dolce senza stiratura.

Sostegno adatto e protezione meccanica

La lana teme i punti di pressione concentrati; un cappotto agganciato su gruccia sottile sviluppa in poche settimane sporgenze sulle spalle che alterano il taglio. Serve un appendiabiti in legno sagomato, con spalle larghe almeno sei centimetri, che distribuisca il peso lungo la cucitura del giro manica. Le maniche, se lasciate libere, attirano polvere nelle pieghe: infilarle delicatamente all’interno del corpo del cappotto crea una sorta di involucro che riduce l’accumulo di sporco e alleggerisce il carico sul punto di cucitura della spalla.

Controllo di umidità e temperatura nel guardaroba

La soglia ottimale per la conservazione della lana oscilla attorno al cinquanta per cento di umidità relativa; al di sopra le fibre si gonfiano e tendono a cedere, al di sotto si seccano e si elettrizzano facilitando la rottura delle scaglie. Un sacchetto di gel di silice rigenerabile, appeso nell’angolo posteriore dell’armadio, collabora a stabilizzare il microclima. La temperatura, idealmente, non dovrebbe superare venti gradi: un ambiente troppo caldo accelera l’ossidazione naturale della fibra, ingiallisce eventuali tinti naturali e funge da incubatore per le larve di Tineola bisselliella, la tarma dei tessuti.

Difesa dagli insetti tessili: dall’aroma di cedro agli oli essenziali

Il profumo intenso del legno di cedro è un repellente storico contro le tarme perché contiene cedrolo e cedrene, molecole sgradite all’apparato olfattivo degli insetti. Blocchetti di cedro levigati e non verniciati, sostituiti ogni due anni o ravvivati con carta vetrata fine, proteggono il guardaroba senza sostanze chimiche volatili. Chi preferisce soluzioni non legnose può nebulizzare, a intervalli bimestrali, una miscela di acqua distillata e pochi millilitri di olio essenziale di lavanda o di patchouli: evaporando lasciano un velo odoroso che disorienta le larve, pur non macchiando il tessuto perché la concentrazione lipidica resta irrisoria.

Custodia traspirante e ventilazione periodica

Il cappotto, appeso a dovere, va racchiuso in sacca di tessuto non tessuto traspirante, mai in plastica impermeabile. Il materiale sintetico a trama aperta consente scambio d’aria evitando che l’eventuale vapore acqueo residuo si condensi in micro goccioline, ambiente perfetto per muffe invisibili. Ogni tre o quattro mesi, anche fuori stagione, è buona pratica aprire le ante dell’armadio in una giornata asciutta, far sgranchire il capo all’ombra per un’ora e poi riporlo di nuovo. Questo rituale permette all’umidità stagnante di disperdersi e rinnova lo strato d’aria che protegge le fibre.

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Alessandro Minori è un blogger italiano appassionato di varie tematiche, tra cui la casa, il fai da te, il giardinaggio e la tecnologia. Sul suo blog, Alessandro pubblica regolarmente guide pratiche e consigli utili su come affrontare problemi e situazioni comuni nella quotidianità.

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