In questa guida spieghiamo come lavare il cotone.
È la fibra tessile impiegata da tempi immemorabili e in paesi del mondo così lontani l’uno dall’altro da non consentire di indicarne con certezza il luogo d’origine. Probabilmente i luoghi d’origine, dove la pianta è cresciuta spontanea, sono più d’uno; e innumerevoli, in pratica, sono le specie.
Bei tessuti di cotone stampato si producevano in India ancor prima della conquista di Alessandro Magno; in Messico e in Perù la tessitura del cotone era praticata sin dai tempi precolombiani. Comunque, il cotone cresce unicamente in territori a clima caldo; si presta a essere lavorato in un’infinità di maniere e se ne ricavano svariati tipi di tessuti (velluti, organdi, flanelle, tele e tappeti) colorati o stampati o bianchi. Il cotone mercerizzato diventa lucido e prende meno lo sporco; lavorato in modo particolare durante la tessitura, diventa impermeabile all’acqua e all’aria pur continuando a respirare. Spalmato in fase di rifinitura con resine sintetiche diventa ingualcibile e lo si può indossare, una volta asciutto, senza bisogno di stirarlo, o quasi. Esistono perfino tessuti di cotone che non assorbono le macchie d’olio e di grasso in genere. Alcune delle sostanze impiegate nelle rifiniture speciali scompaiono con il lavaggio, altre sono più o meno permanenti.
Gli indumenti di cotone sono assorbenti e quindi comodi e freschi da indossare, inoltre si lavano molto facilmente, infatti si possono mettere in bucato e perfino bollire.
PRELAVAGGIO
Gli indumenti particolarmente sudici, come ad es. gli abiti da lavoro e simili, diventeranno puliti con minore fatica se li lascerete in prelavaggio per 10-1 5 minuti in acqua in cui avrete sciolto un detersivo o un decalcificante che vi rimangono in sospensione. Se sono unti e bisunti, aggiungete al bagno una mezza tana d’ammoniaca. Se li lavate a macchina, incominciate dal programma prelavaggio.
LAVAGGIO
Per lavare la biancheria da casa e i capi di cotone non sottoposti a trattamenti particolari usate acqua caldissima e sapone o detersivo da bucato (con un decalcificante se l’acqua è dura), tenendo sempre separati i capi bianchi da quelli colorati. Questi ultimi in genere sono a tinte indelebili, ma per prudenza provate prima a immergere per alcuni minuti un campioncino di tessuto, o l’angolino meno cospicuo possibile, in una bacinella contenente acqua tiepida e poi strizzatelo: se l’acqua si colora, è segno che fareste malissimo a fidarvi della supposta indelebilità. In tal caso lavate il capo a mano, da solo, con acqua appena tiepida o addirittura fredda e un sapone
o detersivo neutri, sciacquatelo, sempre in acqua fredda, e asciugatelo con il metodo dell’asciugamano di spugna in cui arrotolarlo perché assorba quanta più acqua possibile e poi stendetelo immediatamente, appendendolo all’ombra; quindi stiratelo quand’è ancora timido, con il ferro ben caldo.
CANDEGGIO
Le cotonerie non trattate con resine sintetiche nella rifinitura possono essere candeggiate, nel caso l’operazione si renda necessaria, con l’ipoclorito di sodio* o con altro candeggiante clorurato oppure ossigenato. Il turchinetto e gli azzurranti d’ogni altro tipo non faranno certamente male, se desiderate ottenere un bianco che dia sull’azzurrino anziché sul giallognolo che di vivo, nel senso che non appariranno flosci e giù di corda, e per di più li conserva puliti più a lungo
I capi di cotone prima di lavarli, perché spesso l’acqua calda e il detersivo fanno penetrare la macchia nelle fibre. Le patacche d’unto si eliminano con uno degli appositi solventi; per quelle d’altra natura regolatevi consultando le voci dedicate per l’appunto ai vari tipi di macchie.