La specie, dobbiamo dire “famosa” per fatti storici di allevamento o per cattiva fama ingiustamente acquisita, appartiene all’ordine Anguilliformi, alla famiglia Muraenidae, al genere Muraena. Anch’essa, come il Grongo, ha il corpo serpentiforme e allungato, però osservato in sezione, è ellittico (leggermente compresso lateralmente) fino al peduncolo caudale, L’occhio è sempre circolare ma più piccolo di quello del Grongo. La bocca, con la mascella leggermente sporgente, è piuttosto grande e ben armata di denti affilati e ricurvi all’indietro; una seconda serie di denti accessori è sotto la pelle. All’angolo della bocca una macchia nera mimetizza l’apertura branchiale ridotta ad un foro. La pinna dorsale è lunga e prosegue in quella anale congiunta dalla pinna caudale ridotta e con pochi raggi; mancano pinne ventrali e pettorali.
Come nel Grongo il corpo mostra assenza di scaglie ed è coperto da una sostanza viscida. La livrea, variabile anche funzionalmente all’ambiente, è brunastra o castana, maculata o “marmorizzata” con macchie giallastre (la pelle veniva impiegata, opportunamente trattata, anche per rivestire le copertine di libri e probabilmente per altri usi di antica origine). La lunghezza arriva a circa 1,5 mt.. Le carni sono buone, anche se spinose e considerate grasse: per questa caratteristica in alcune regioni (es. Sicilia) nel periodo natalizio vengono impiegate in trance per essere cotte in forno tra due strati di impasto da pane speziato (es. con origano) e arricchito di olive (l’insaporimento reciproco pare sia squisito). Altrimenti la Murena può essere fritta o arrostita; alcuni, analogamente al Grongo, la ritengono idonea per una zuppa saporita. L’abilità dei singoli sembra riesca a liberare le carni dalle spine tramite un opportuno “massaggio ” dall’alto verso il basso, tenendo l’animale appeso per la bocca, prima di spellarlo. La qualità delle carni, e probabilmente la facilità di allevamento, trovano riscontro nella considerazione degli antichi romani che nelle località marine attrezzavano apposite vasche, ricavate sempre dalla viva roccia, all’uopo. La cattiva fama deriva dalle immagini “documentarie”, di vecchio stampo, dell’animale che, a bocca aperta e con aria minacciosa , si sporge da una tana: in realtà la Murena effettua tali movimenti per respirare, ovvero per far circolare acqua dalla bocca alle branchie. Per il resto si comporta “umanamente” come qualsiasi altro essere che difende la propria vita quando viene attaccata o quando ritiene di esserlo. Tale specie comunque non aggredisce deliberatamente (come sembra facciano altre colleghe atlantiche).
Il suo morso è ovviamente doloroso (chi scrive conosce persone che prendendo il bagno, appoggiandosi sul fondale roccioso in piedi, sono state morse casualmente e sono svenute) per l’effetto dei denti ma sembra anche per la tossina che può entrare in circolo con effetti quali convulsioni, ecc.; la tossina è termolabile e comunque innocua se ingerita. La specie vive in fondi rocciosi e misti a varie profondità, pertanto nei nostri mari è comune (salvo depauperamento) ad eccezione dell’alto Adriatico. Si nutre di Crostacei, Pesci, Molluschi Nelle esperienze di chi scrive, è da segnalare la notevole diffusione di questo animale nelle vicine acque della Corsica (anche a riva o poco oltre, tanto da dover prestare particolare attenzione quando si prende il bagno nelle zone rocciose o semirocciose) rispetto a molte coste nazionali semideserte: questo fatto può essere anche attribuito ad un minor impatto di pesca diretto e indiretto sulle specie ricercate dalla Murena stessa. E’ doveroso sfatare anche il fatto che si ritenga di abitudini esclusivamente notturne, infatti sovente è possibile trovarla fuori tana in caccia anche in pieno giorno ed a varie profondità (esperienze dirette in immersione).
Tradizionalmente viene catturata con palangresi di fondo o nasse. I nomi dialettali variano da Meraine, a Murina, a Muena.