Movimento organizzato dei suoni nel tempo. La musica svolge un ruolo in tutte le società ed esiste in un gran numero di stili, ciascuno caratteristico di una regione geografica o di un periodo storico.
Tecnica e cultura musicale
La musica come sistema culturale
In ogni società esiste la musica, ma non tutte le lingue dispongono di una parola specifica che designi il fenomeno, il quale, non è facile da definire, eppure storicamente la maggioranza degli uomini ha sempre riconosciuto il concetto di musica e, in generale, si è trovata d’accordo nello stabilire se un determinato suono fosse musicale o meno.
La musica ha molti impieghi e in tutte le società vi sono eventi che sarebbero inconcepibili senza di essa. Per capire veramente il suo significato, non basta esaminare il suono musicale in sè, ma occorre prendere in esame anche i concetti che portano alla sua esistenza, le forme e le funzioni specifiche che assume nelle singole culture e l’attività umana che producono il suono.
Ogni società ha una propria musica così come possiede una propria lingua: un sistema autonomo entro il quale si svolge la comunicazione musicale e che, proprio come la lingua, deve essere appreso per essere capito.
All’interno di un sistema musicale possono esistere vari strati, distinti dal grado di competenza (dal musicista professionista all’orecchiante), dal livello sociale (la musica d’èlite e quella di massa) e dalla modalità di trasmissione (orale, scritta, diffusa tramite i mass media).
In Occidente e nelle culture elevate dell’Asia si possono distinguere tre strati fondamentali: la musica d’arte o colta , composta ed eseguita da specialisti e professionisti; la musica popolare o folcloristica , appannaggio della maggioranza della popolazione – in particolare di quella rurale – e trasmessa oralmente; la musica leggera , eseguita da professionisti, diffusa attraverso la radio, la televisione, i dischi, i film e la stampa, e consumata dalla massa del pubblico urbano.
I suoni della musica
Semplificando al massimo, la musica si può definire la giustapposizione di due elementi: altezza e durata, ovvero melodia e ritmo . L’unità minima di organizzazione musicale è la nota : un suono, cioè, che possiede una data altezza e una specifica durata . La musica dunque consiste nella combinazione di singole note che si presentano in successione (melodia) o simultaneamente ( armonia ) o, come nella maggior parte della musica occidentale, in entrambe le forme.
La melodia
In un sistema musicale la creazione di una melodia comporta la scelta di note tra una serie prestabilita denominata scala , che in pratica è un gruppo di altezze separate da specifici intervalli (la distanza in altezza tra una nota e l’altra). La scala della musica occidentale del XVIII e XIX secolo è la scala cromatica , rappresentata dalla tastiera del pianoforte con le sue ottave di dodici note equidistanti: il compositore sceglie tra queste note per produrre la sua musica. Gran parte della musica occidentale si basa anche sulle scale diatoniche : scale che hanno sette note in ogni ottava, come i tasti bianchi del pianoforte. Nelle scale diatoniche e in quelle pentatoniche – quelle con cinque note per ottava, corrispondenti ai tasti neri del pianoforte – comuni nella musica popolare, le note non sono equidistanti.
Il ritmo
La gestione del tempo nella musica è espressa da concetti come la durata delle note e i rapporti tra esse, i gradi di relativa accentuazione delle diverse note e, in particolare, il ritmo.
La maggior parte della musica occidentale è costruita entro una struttura metrica , di battute cioè che ricorrono con regolarità. Questa struttura può essere esplicita (come nel tempo battuto dalla grancassa nelle marce) o implicita (come spesso avviene nella musica sinfonica o strumentale). Le tre misure, o battute, più comuni nella musica occidentale sono quelle in quattro tempi, in tre tempi e in sei. Convenzionalmente vengono denominati 4/4, 3/4 e 6/8. Assai più complessi sono i ritmi della musica colta occidentale del Novecento, della musica indiana classica e delle percussioni dell’Africa occidentale. Altre musiche, inoltre, sono strutturate senza un tempo regolare, come alcuni generi indiani e mediorientali, e il canto liturgico cristiano, ebraico, islamico e buddhista.
Altri elementi
Grande importanza ha anche l’organizzazione dei suoni prodotti simultaneamente. Due o più voci che cantano insieme possono essere percepite come fonti sonore che producono melodie indipendenti ma collegate ( contrappunto ); oppure può essere messa in rilievo la relazione tra i singoli elementi di un gruppo di note simultanee ( accordo ), o la progressione nel tempo di tali gruppi (armonia).
Il timbro , ossia la qualità del suono, è l’elemento musicale che distingue le caratteristiche sonore dei vari strumenti musicali come delle voci umane.
Un’importante caratteristica della musica è la sua trasportabilità : una stessa canzone può essere eseguita a vari livelli di altezza, e sarà sempre riconosciuta purchè vengano mantenuti costanti i rapporti di intervallo tra le note. Analogamente, un modulo ritmico conserva la sua identità, indipendentemente dalla velocità con cui lo si esegue.
Gli strumenti
Tutte le società dispongono di una musica vocale e tutte, con rare eccezioni, conoscono gli strumenti musicali. Tra quelli più semplici vi sono le bacchette battute tra loro, i bastoni dentellati che vengono sfregati, le nacchere; anche parti del corpo, come le mani e le cosce, vengono percosse per produrre un suono. Strumenti molto complessi posseggono una grande flessibilità non solo per quanto riguarda le altezze prodotte, ma anche i timbri. Il pianoforte, ad esempio, articola la scala cromatica dall’altezza più grave alla più acuta tra quelle usate nel sistema occidentale e risponde alla diversità del tocco con ampie variazioni nella qualità del suono. Sfruttando i principi dell’elettronica, la tecnica moderna ha creato strumenti dotati di una flessibilità praticamente infinita.
Il ruolo sociale della musica
Dappertutto la musica è usata per accompagnare altre attività; ad esempio, è associata universalmente alla danza . Inoltre, benchè non tutti i canti presentino parole dotate di senso, il legame tra musica e poesia è così intimo che molti credono a un’origine comune, agli albori dell’umanità, di linguaggio e musica.
La musica costituisce una componente importante delle funzioni religiose, dei riti civili, del teatro, di ogni genere di intrattenimento. In molte culture, però, essa è anche un’attività fine a se stessa. Nella società occidentale del XX secolo, ad esempio, uno degli usi più diffusi della musica è rappresentato dal suo ascolto in una sala da concerto, o alla radio, o attraverso registrazioni discografiche. Ma il suo uso più universale è quello che la lega al rituale religioso: in alcune società primitive la musica era vista come una forma speciale di comunicazione con il soprannaturale, e il suo utilizzo moderno nelle cerimonie cristiane ed ebraiche potrebbe essere un residuo di questo scopo originario. Simboleggia anche sentimenti ed eventi militari, patriottici e funebri. Più in generale, la musica può esprimere i valori sociali fondamentali di un popolo.
Le regioni musicali
Ogni cultura ha la sua musica, e le tradizioni classica, folcloristica e leggera di una regione sono di solito strettamente collegate tra loro e facilmente riconoscibili come parti di un unico sistema. I popoli del mondo possono essere raggruppati musicalmente in diverse grandi aree, ciascuna con il suo tipico dialetto musicale . Queste aree comprendono: l’Europa e l’Occidente; il Medio Oriente con l’Africa settentrionale; l’Asia centrale e il subcontinente indiano; il Sud-Est asiatico e l’Indonesia; l’Oceania; la Cina, la Corea e il Giappone; le culture indigene delle Americhe. Tutte coincidono grosso modo con aree determinate da precisi rapporti culturali e storici, mentre molto meno corrispondono, e la cosa può sorprendere, ad aree caratterizzate linguisticamente; questo perchè le capacità musicali nascono spontaneamente e naturalmente, mentre la lingua è un’imposizione dovuta al luogo di nascita. Si può dire che la musica sia un più “alto” mezzo di comunicazione della lingua stessa.
La musica leggera
Il termine pop nacque negli anni venti come abbreviazione di popular music e veniva usato in senso molto ampio per riferirsi all’intero corpus della musica popolare occidentale, intesa come “di gradimento generale, diffuso, popolare”, ciò la poneva in contrapposizione alla tradizione colta ( musica classica e musica d’ avanguardia ).
Con lo sviluppo in quest’ordine dell’editoria musicale, della radio, dell’industria discografica e delle logiche industriali, il termine popular music ha assunto significati autonomi rispetto alle forme musicali tradizionalmente intese come appartenenti alla ” musica popolare “. Sebbene, infatti, l’espressione musica popolare sia una traduzione letterale dell’inglese popular music , quest’ultima è definibile come musica fatta per la gente e, quindi, per definizione accessibile ad un numero quanto più grande è possibile di persone con l’aiuto dei mass media (quello che in Italia si indica come musica leggera ), la seconda è invece musica fatta dalla gente (quella che nel mondo anglosassone è indicata come folk music ) e legata a una tradizione prettamente orale, come ad esempio i canti delle mondine e i cosiddetti canti popolari .
I due generi principali che costituiscono il macroinsieme popular music sono la pop music, intesa come genere, e il rock . Questa frammentazione e specificazione del senso generale dell’espressione popular music si è prodotto all’incirca alla metà del XX secolo , nel momento in cui forme di musica ritenute tradizionalmente come meno “colte”, si sono impossessate di uno statuto culturale più solido: il pop si è affermato come musica di facile ascolto e di intrattenimento su larga scala, recependo il senso originario di popular appeal, mentre il rock, ereditando il portato anche sociale dell’eversione rock & roll , si è conquistata un’identità contro culturale e underground .
Origini della musica leggera
La musica leggera risale agli anni ’20, dopo la Seconda Guerra Mondiale, poichè in questo periodo aumentando il benessere delle classi medie, si sviluppò un’industria che produceva beni di consumo per i giovani.
La musica leggera americana si basò sulla struttura melodica di un movimento che, nel Settecento, ebbe luogo in Francia, la canzone francese , infatti la canzone moderna discende dalle manifestazioni musicali della cultura borghese di Parigi. Qui, con la nascita dei cafè- concerto la canzone diventa un intrattenimento e allo stesso tempo un metodo di protesta politica (la canzone satirica, come per esempio “Le Gorille”, di Georges Brasseus).
Di seguito, un elenco cronologico dei generi musicali che hanno attraversato il Novecento:
Spiritual e Gospel
In quegli anni era molto sfruttata la schiavitù dei neri che oltre a venire impiegati nel lavoro e nell’agricoltura, venivano convertiti al cristianesimo dai missionari; furono proprio quest’ultimi a scoprire la stupefacente propensione da parte di questi popoli per la musica.
Il Folk nero nacque perciò, tra gli schiavi delle campagne. La musica veniva usata per fare sopportare la fatica o la sofferenza del lavoro, oppure cantata nelle chiese.
Gli inni dei neri convertiti al cristianesimo (gli spiritual song ) erano costruiti per la parte melodica sui canti europei e per la parte ritmica sui sincopati africani . I testi erano presi dal Vangelo ma adattati alla condizione del nero.
Il canto profano era invece costituito dai work song , sincronizzati con il ritmo del lavoro, in cui venivano inseriti versi religiosi, e brevi allusioni alla condizione di schiavitù.;
Nelle chiese lo spiritual arcaico si trasformò in un più moderno gospel song . Le usanze erano ancora quelle delle piantagioni (pregare insieme cantando), ma l’accompagnamento di pianoforte e il fatto che il leader fosse il predicatore (e che la canzone fosse il suo sermone), ridussero il margine di libertà degli esecutori. Il canto religioso adottò frasi ritmiche più brevi ed esaltò maggiormente il solista . Conservava lo spirito biblico, ma diventava meno estatico e più consapevole. Figure importanti nel gospel sono Mahalia Jackson e Tom Dorsey.
Blues
Successivamente, si sviluppò un nuovo stile musicale: il Blues. Si tratta di un genere crudo, suonato dai neri, che non conosce l’idealismo dei bianchi, che racconta senza pudore e in poche parole i fatti. Viene considerato musica sociale, in quanto rappresenta la società rurale come depressa e rassegnata. Il Blues da più importanza all’aspetto emotivo dei brani che a quello formale, cosa che rappresenta una vera e propria rivoluzione per la musica europea.
Il blues rimaneva comunque una musica ad uso e consumo dei soli neri, qualcosa di sporco e malvagio che la cultura ufficiale e il borghese medio non riconoscevano. Il movimento demografico causato dal boom economico, contribuì a diffondere il genere in tutta la società del tempo.
Tutti i grandi bluesman esercitarono lavori umilissimi, spesso erano uomini mutilati o ciechi, che non avevano altro modo per guadagnarsi da vivere.
Il Rhythm and Blues
La musica leggera fatta dai neri per i neri ebbe inizio quando la massa nera, ormai emancipata, sia dal punto di vista civile, sia dal punto di vista economico, entrò a far parte del pubblico delle grandi compagnie discografiche. Gli sviluppi della musica nera contribuirono a cambiare i gusti del pubblico bianco, soprattutto giovane, il quale, man mano che veniva sedotto dai ritmi e dai vocalizzi dei neri, si staccava dalle antiquate orchestrazioni del musical. Il termine “rhythm and blues” viene usato impropriamente per indicare la musica leggera nera di questo periodo, fusione di swing, blues e gospel in uno stile urbano molto popolare. Il rhythm and blues non fu però un genere unico, ma un grappolo di stili, ciascuno tipico di una certa zona.
La musica leggera nera si stava sviluppando lungo la linea Kansas City – Chicago – Memphis – Los Angeles – New Orleans .
Il Country
Nel Novecento, sorse un vero interesse etno-musicale per le vecchie canzoni, e al lavoro delle “string band”, custodi sacerdotali delle melodie, si aggiunsero le ricerche dei musicologhi. Nel 1908 venne pubblicata la prima raccolta di canzoni dei cowboy. La strumentazione comprende, oltre al banjo, violino e lo strumento più arcaico, detto “fiddle” per distinguerlo dal “violino” della musica classica e chitarra (ma soltanto a partire dal primo Novecento), o altri strumenti locali di origine europea (per esempio, la fisarmonica in Louisiana).
Il Rock and Roll
Il rock and roll introdusse due novità: la chitarra prese il sopravvento sul pianoforte, e il cantante cominciò a cantare le proprie canzoni. Il rock and roll, ispirandosi al rhythm and blues, faceva a meno dell’orchestrazione, e usava accordi molto più semplici. L’enfasi era sul ritmo, non sull’armonia. Le canzoni del rock and roll si potevano comporre sulla chitarra, che era diventata parte integrale del personaggio. Il pubblico del rock and roll è composto di teen-ager, che negli anni ’50 conquistano un’indipendenza economica e morale, ed appartenevano a tutte le razze e a tutti i ceti. Elvis Presley ne era il Re.
La Beat Generation
Negli USA il rock si era affermato come fenomeno rivoluzionario, come conflitto generazionale, e pertanto divenne un prodotto di massa; la musica beat riuscì soprattutto a compiere un passo decisivo nella direzione della musica generazionale . I complessi beat che cominciarono a comporre da sè i propri brani, si basarono su alcuni principi di fondo inconsciamente comuni (come i testi riguardanti la vita dei teen-ager) ed in questo modo facilitarono l’identificazione del fan nel suo divo.
La Soul Music
Il soul rappresentò negli anni ’60 la musica del disimpegno giovanile, dell’ ottimismo, contrapposta al rock politicamente e artisticamente impegnato, e negli anni ’70 la musica da ballo per eccellenza prima del funk e della disco-music. Al principio degli anni ’70 però, il soul conobbe la sua prima crisi, facente seguito a un decennio di travolgente successo.