Ho un ricordo, spiacevole, di questo mite e grande mollusco: ero un ragazzo in vacanza su una spiaggia di Castiglioncello. Piena stagione estiva, ambiente affollato: a mezza mattina si spiaggia il “mostro” e i bagnanti atterriti (scambiando i parapodi per una enorme bocca), ignari delle potenzialità pericolose ed aggressive dell’alieno crudele, decidono di sotterrarlo! Questo mollusco appartiene alla sottoclasse Opistobranchi: caratteristica è la generale tendenza alla riduzione della conchiglia che diviene piccola (non avvolge tutto il corpo), poi interna, e quindi scompare nelle forme più specializzate.
Tutti gli Opistobranchi sono marini ed ermafroditi.
Tra i vari ordini quello degli Aplisiomorfi: le specie appartenenti a tale ordine sono chiamate anche Anaspidei mentre i nomi comuni sono “Lepre di mare”, “Bue di mare”, ma anche in modo più colorito e prosaico (in Campania) come “Fegato di mare” e persino “Pucchiacca di mare”; la conchiglia è interna e molto ridotta oppure assente. Il corpo è basso, bombato, con il capo allungato sul quale sono presenti le appendici dorsali (rinofori, a forma di “orecchie”) e tentacoli boccali laterali. Il piede è largo con ampi lobi (parapodi) utilizzati per nuotare. La specie che trattiamo è simile alle altre due (A. depilans e A. puntata) con alcune differenze nella colorazione, grandezza, eccetera. Aplysia fasciata è abbastanza comune nel Mediterraneo e predilige fondali con forte popolamento algale di cui si nutre. Nel periodo riproduttivo possiamo trovare numerosi esemplari incolonnati e le uova deposte, anche in 25 milioni come numero, sono filamenti sottili ingarbugliati, giallo aranciati rosati, lunghi fino a 30 metri. Il colore della specie varia dal nero al bruno scuro anche con macchie biancastre; il piede e la faccia interna dei parapodi sono più chiari; i tentacoli cefalici sono larghi come piccoli ventagli, anche frangiati. Può raggiungere i 35-40 cm di lunghezza.