Questo classico pesce del Mediterraneo è caratterizzato dal corpo ellittico e compresso lateralmente, dalla bocca piccola con la mascella leggermente sporgente. La pinna caudale è forcuta e con i lobi appuntiti, mentre le pinne pettorali sono falciformi. Inutile dire che il grande occhio, arrotondato, conferisce il nome comune alla specie. Essa appartiene all’ordine Perciformi, famiglia Sparidae, genere Oblada. Dorsalmente il colore è bruno azzurrastro; il ventre ed i fianchi sono invece grigio-argentati. Una decina di linee azzurrastre o nerastre decorrono sui fianchi a partire dall’opercolo e sono maggiormente evidenti negli adulti. Una marcata macchia nera è presente sul peduncolo caudale: viene definita macchia e non fascia perché non si congiunge inferiormente. La lunghezza può raggiungere i 30 cm per un peso di circa un chilo.
Si nutre di alghe e crostacei. Una particolarità nelle abitudini alimentari è rilevata dall’osservazione del contenuto stomacale nei periodi autunnali: una sostanza pastosa e nerastra indica che la sciamatura di formiche alate dette “rizza addome”, le quali finiscono numerose in certe situazione e località sulla superficie marina, vanno a costituire il ghiotto pasto, per la specie, derivante da questa “pasturazione naturale”. La specie è gregaria. I giovani si trovano più facilmente vicino alla costa su fondi misti (particolarmente su fondi rocciosi e algosi), anche in prossimità delle scogliere frangiflutti. Gli adulti vivono più al largo. L’occhiata è parassitata dai Copepodi Bomolochus oblongus e Lernanthropus brevis. Vari sono i sistemi di pesca impiegati: tramagli, sciabichelli da terra, nasse ed anche palamiti a mezz’acqua innescati variamente (cozze, gamberi, ecc.); altra tecnica comune è la traina con lenze superficiali e frammento di lana di pecora sagomato a pesce, oppure con tremolina. Molto comune anche la pesca con nattelli: gallegianti con spezzoni di lenza e pane raffermo su ogni amo, oppure vari ami senza esca che è sostituita da pane o testa di sarda fissati al nattello stesso. La specie è comune nei mari italiani ma più diffusa in quelli occidentali e meridionali e nel basso Adriatico.